La mia storia con la UILDM Ancona: testimonianza di Bruno Pesaresi

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Ho incontrato la UILDM grazie ad una zia, professoressa di ginnastica, che mi disse: “Guarda, esiste un’associazione ad Ancona che segue ‘sti ragazzi con problemi di distrofia muscolare, come Francesco”.

Poi abbiamo avuto la fortuna di andare al Bignamini per fare terapia e ci siamo conosciuti con Roberto e con lui abbiamo pensato non solo alla UILDM, ma anche a qualcosa per lo sport che stava nascendo, anche perché Francesco aveva un carattere sportivo, da juventino sfegatato qual era. Così ho conosciuto la UILDM (mi sembra fosse l’anno 1987), di cui ricordo, nel 1990, l’organizzazione delle Manifestazioni Nazionali UILDM a Senigallia, grazie a Roberto e al presidente di sezione dell’epoca, che misero in piedi un evento venuto coi fiocchi, considerate tutte le difficoltà che c’erano al tempo. Poi nel 1997 sono nati i Dolphins ed abbiamo partecipato al primo campionato nazionale di wheelchair hockey. Queste e tante altre cose incarnano lo spirito della UILDM Ancona, che per me – e non solo per me – è stata ed è una vera scuola di vita ed è parte di quel variegato mondo dell’associazionismo, che è la seconda patria degli italiani.

Certo, non per tutti è così: il carattere, l’indole, la cultura, le esperienze e l’etica personali di ognuno incidono su quanto e come si è disposti ad impegnarsi in questo tipo di volontariato. Io stesso comincio ad essere stanco: gli anni passano e si sentono sulle spalle, anche perché è naturale che nella vita si arriva ad un momento in cui, a forza di correre, si sente la necessità di fermarsi un attimo. Eppure non sono uno che vuole lasciare andare, tutt’altro. Sono convinto, però, che il presidente della sezione debba essere una persona giovane, che vive sulla sua pelle i problemi legati alla distrofia muscolare. In questo senso, noi abbiamo avuto un grande maestro come Roberto Frullini, la cui eredità è stata presa con coraggio e passione da Simone Giangiacomi. Io, personalmente, credo solo di essere un palo di sostegno e mi accontento di quello, perché serve anche il palo... e non solo ai ladri. Questo è l’impegno che mi sono preso.

Voglio poi sottolineare quanto la UILDM sia legata al territorio. Nella mia zona, il cognome Pesaresi lo conoscono non solo come famiglia, ma come promotore di un’associazione che fa del bene alle persone. Molta gente - lo dico senza vergogna - prende la tessera sapendo che non può dare una mano avendo un’attività e problemi familiari e non sono tutti come Bruno, Rolando o Mario... o come qualcuno che ha figli con delle problematiche. Ecco, penso che tutti dovrebbero impegnarsi un po’ di più nella sezione, senza limitarsi a raccogliere i frutti di quel che si è seminato prima. Ognuno di noi deve pensare che la pianta l’han cresciuta con tanti sacrifici molte persone, compreso Vito Antonio che non c’è più, persone che hanno donato tempo, amore e cercato di dare il massimo di quello che potevano dare. E’ ciò che mi ha insegnato quanto vissuto con la UILDM e ho molto rispetto di questo quando mi muovo nel territorio. E poi si accavallano i ricordi, belli e brutti… Belli tantissimi, purtroppo anche qualcuno brutto nel senso che quando viene a mancare un amico o un tuo caro senti che quasi ti sfugge anche il senso della vita. Mi è capitato quando ho perso mio figlio Francesco, ma anche quando se n’è andato Andrea Morotti e, di recente, il nostro Antò. Se penso a queste persone che non ci sono più è difficile contenere lo sconforto, che ti assale soprattutto di notte, nei momenti in cui sei solo con te stesso e non ti vede nessuno.

Ad ogni modo io spero che l’Associazione, anche dopo che il buon Dio mi porterà via, continui con l’impegno di altre persone, che facciano del loro meglio e con amore. Ma senza guardare alla fine del mese, perché se guardi quello, non fai niente, perché non c’è famiglia, specialmente in quelle con problemi di disabilità, che gode. Questo è quello che penso io: a me piace fare una cosa e il giorno dopo me ne dimentico pensando di aver fatto bene; se poi l’ho sbagliata qualcuno mi dirà che l’ho sbagliata. E si va oltre, pensando a quel che occorre fare il giorno successivo. Non pretendo comunque che tutti siano, in senso buono, una “rottura di scatole” come me - come dice mia moglie e io confermo – perché mi rendo conto che non è possibile. Molti mi dicono: “Ma Bruno... Con che coraggio lo fai?”. Oppure c’è chi mi dice: “Bruno, sei come il pomodoro!”, e io rispondo: “No, sono come l’erbetta, il pomodoro è rosso e qualche volta può dar fastidio perché acido, l’erbetta invece è sempre uguale, non cambia mai”. Mi piacerebbe adesso che la sezione, avendo ricevuto un lascito inatteso, pianificasse bene l’utilizzo di quel denaro: programmare significa sapere come investire nel domani.

Ma già molto di buono è stato fatto, vedi la Fondazione Paladini, vedi altri impegni, vedi anche l’assunzione in sezione di una ragazza che si chiama Elena. Io, di strada, ne ho fatta tanta per l’associazione e sono contentissimo di averla fatta e ne farò sicuramente ancora molta perché immagino che il buon Dio una “rottura di scatole” come me se la voglia prendere il più tardi possibile. E non vado a dormire la notte senza dire una preghiera e chiedendomi: “Domani cosa farò?” Per me, ogni situazione è utile per ricordare a chi conosco l’impegno della UILDM: magari preparo i garagoi (lumachine di mare in dialetto marottese, ndr) per qualche amico perché così posso chiedergli di dare una mano con un’offerta o un sostegno alle attività della nostra sezione. Per le stesse ragioni, ho costruito per tutti gli iscritti delle barchette fatte da me e quest’anno ho cominciato a fare dei piccoli torchietti. Il torchio in legno si usava per spremere gli acini di uva e per fare un buon vino ed è come la barca, ha un significato: la barca serve per pescare – come diceva Gesù ai pescatori del Lago di Tiberiade: “Gettate le reti e troverete il sostegno per il vostro domani” -; il torchio invece sta ad indicare il lavoro che c’è per arrivare al vino, che offre rilassamento e convivialità. Di torchi ne ho preparati già dieci e li ho già dati, mettendo sempre nei lavori che faccio l’etichetta della UILDM e quelli a cui li ho consegnati sono rimasti contenti, perciò si ricordano sempre. Su tutte le cose fatte da me c’è scritto UILDM 2014, 2015, 2016, 2017 e speriamo che il buon Dio mi faccia vivere anche il 2018, 2019, 2020.

Auguri UILDM Ancona!

Bruno Pesaresi

Ritratto di admin

Margaret

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